mercoledì 8 novembre 2017

Civita a Mare, la vera parte di Lesina scomparsa ( parte 1)

Tutte le leggende hanno fondamento nella Storia! Ed è il caso della leggenda di Lesina scomparsa nelle acque del lago che ci raccontavano gli anziani, magari facendo riferimento all'Isolotto di San Clemente e le sue pertinenze.
 In realtà nella nostra zona esiste una città scomparsa ed è questa che sicuramente ha dato origine alla leggenda della Lesina inghiottita dalle acque.

Civita a Mare, Cioè vicino al mare, borgo delle Due Sicilie, Prov. di Capitanata, in riva al mare Adriatico, due miglia ad occidente della foce del Fortore, e dieci a Levante da Termoli. Vi si contano nulla più di duemila abitanti, dediti in gran parte alla pesca, alla coltura delle viti, degli ulivi e dei gelsi. La vicina spiaggia è nella maggior parte coperta da boschi. Tale costituzione di vegetazione trovasi egualmente tra la foce del Biferno e quella del Fortore, fra di loro distanti 10 miglia nel di cui spazio sorge questo borgo.

Così recita a riguardo di questa città, Giovanni B. Rampoldi nelle sue descrizioni topografiche del 1834 in "Corografia dell'Italia".
Questa città scomparsa nella metà del 1800 in realtà, era uno scalo e porto marittimo sul mare Adriatico a poca distanza dalla foce del Fortore.

Nasce tra il IV e il III secolo a.c. da mano Dauna per servire le città affacciate sul Fortore. In primis la Città di Tiati, fino ad arrivare alla più popolosa ed affermata Luceria.

In epoca Romana, Civitas Mari, continua il suo compito portuale servendo anche le grandi Villae  presenti in loco, tra cui la Villae situata presso Masseria Paradiso, scoperta durante i lavori di costruzione della Statale 16 nel 1963 e purtroppo distrutta dai lavori stessi.
 In quei punti infatti, furono trovati cinque muri in opus incentrum, un pavimento in cocciopesto su un allettamento di malta e ciottoli, dei mattoni, tegole, fistule in piombo, resti di ceramiche e basamenti di colonne in marmo.

Nelle pertinenze ipotizzate appartenenti alla Villae di Masseria Paradiso, esiste ancora un terreno dov'è possibile trovare resti di una necropoli con cocci di vasellame sparsi per oltre cinque ettari. Estensione attribuibile solo ad una Villae molto importante. Ed è a quel luogo che Lesinabloggata geocontestualizza la provenienza del Cippo della "Pomponia Drusilla" in nostro possesso e ubicato sulla piazza antistante il Comune( ma di questo ne parleremo in altri post).




A quanto pare e dalle testimonianze presenti, Civita a Mare doveva essere una zona molto popolosa e prestigiosa. Zona che, in epoca preromana e romana, si estendeva da Ripalta fino alla foce del Fortore, allargandosi fino ai piedi di quello che rimane del Monastero di Sant'Agata. Non a caso alcuni indizi dell'importanza della zona e delle strutture esistite, segnano ancora oggi il terreno, ed in alcuni casi gli indizi si delineano soprattutto nella fotografia aerea.

 Civita a Mare la ritroviamo anche segnalata in una delle mappe più belle della nostra Capitanata. La mappa, nello scorcio qui sotto, del navigatore e topografo olandese  Willem Blaeu. (mappa del 1630, ovvero tre anni dopo il devastante e terrificante terremoto che mise in ginocchio l'intera Capitanata) Oltre a mostrare l'esatta collocazione della città, indica perfino la diversa configurazione del territorio dall'attuale, indicando Punta Pietre Nere come un'isola e la foce del Fortore sdoppiata.
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