domenica 12 novembre 2017

Civita a Mare, la vera parte di Lesina scomparsa (parte 2)

Siamo immersi nella piena Epoca Romana e precisamente tra il I e il III secolo d.C.
 Alexina, immersa in un lacus pantanus dalla morfologia diversa da quella che vediamo oggi, non è ancora nata a tutti gli effetti, anche se annovera i lavorieri di San Clemente e due importanti Villae: una a Sud tra Piazza Italia, le Scuole Medie e il "Tratturo dei Greci" e l'altra su contrada Porcareccia nel Boscoisola.( esisterebbero anche altri insediamenti, ma minori)

Il Gravina, durante il 17° Convegno Archeologico Nazionale tenutosi a San Severo nel 1996, attesta che nella zona ormai urbanizzata a Sud di Lesina, sono state trovate alcune tombe romane, mentre, tra il cimitero e Cammarata, si notano sul terreno altri cocci di quell'epoca.
Sulle dune del boscoisola invece, lasciano segni importanti la grande "Fattoria" di Porcareccia e quella di Cauto.
 Tra i rinvenimenti più importanti di Porcareccia, si attesta un pavimento in mosaico e dei muri appartenenti a delle costruzioni visibili anche da foto aeree che però non postiamo per privacy del proprietario del terreno. Analoga cosa in contrada Cauto a pochi km da Torre Scampamorte dove però, lavori eseguiti in passato, hanno totalmente distrutto il sito.

Secondo il Gravina, il Russi e l'Alvise, molto più popolosa e ricca è invece la già nata Civitas Mari con il suo antico porto. E' servita da più di una strada, tra cui quella che porta direttamente a Teanum Apulum, il centro cittadino più importante della zona. La Civitas ha un carattere prevalentemente agricolo, ma la Villae di Masseria Paradiso, descritta nella prima parte, ne testimonia una vita non priva di ricchezze.
Attorno al porto e lungo il Fortore nascono parecchie fabbriche legate al commercio e alla marineria. Addirittura in contrada Rivolta ( zona per intenderci in fondo alla strada difronte l'Albatros), dov'è un'ipotetico collegamento con Fiume Morto ( altro braccio dell'antico Fortore), sono state trovate negli anni 50 altre tombe e monete di bronzo ed argento appartenenti al conio della Tiati dauna( ex Teanum Apulum). III Sec. a.c.


Altre costruzioni di carattere "industriale" nascono sulla riva opposta del Fortore, in linea d'aria a 4/5 km dalla Villae di Masseria Paradiso.
Qui in passato sono state trovate anfore, terracotte di varie epoche e resti di varie costruzioni.
Costruzioni particolarmente estese che furono distrutte da una cava li presente negli anni 70'. Stessi anni in cui altre pertinenze della necropoli di Paradiso furono distrutte dalla costruzione della Statale 16, Autostrada A14 e un'azienda agricola del luogo.
 Durante la costruzione di queste strutture moderne furono ritrovate paste vitree, ceramiche, delle colonne in marmo e altri cippi funerari che però finirono sul mercato nero. Tutte a testimonianza della ricchezza del luogo.
Molto probabile che anche il Cippo funerario della Matrona Pomponia Drusilla provenga da quella Necropoli e che i Lesinesi se ne siano impossessati successivamente ad una decadenza della città di Civita a Mare.
Di questo però non si hanno fonti certe. L'unica fonte certa è che quel cippo fu usato dai Lesinesi nel 1700 come piedistallo ad una statua di San Michele.  clikka qui per saperne di più.

Seguici la storia non è finita....se ti sei perso la prima parte clikka qui


 

2 commenti:

Pasquale D'Avolio ha detto...

Che nei pressi della Foce del Fortore possa esserci stata una attività portuale con caseggiati, magazzini ed altro, mi pare altamente probabile, come è certo che nel territorio lesinese ci siano state villae romane, come da voi riportato (perché usate il termine villae, plurale, anche riferito a una sola "villa"?). Ma parlare di una "Civita a mare" potrebbe indurre in qualche equivoco, come se veramente si trattasse di una città (urbs o civitas9, cosa che non è testimoniato da nessun geografo romano o dallo stesso Plinio. Semmai era una espansione del Municipium di Teanum Apulum in collina (nei pressi dell'attuale S. Paolo Civitate). Comunque apprezzabile il vostro contributo storico. Ad maiora!

Antonio D'Amato ha detto...

Il termine villae, per indicare le più "aziende agricole" romane presenti in zona Paradiso, inteso come complesso ed insieme quindi ( cosa fatta anche da altri).

Ho usato il termine "Civita a Mare" ( Toponimo sicuramente di epoca successiva) proprio perchè non esistono al momento descrizioni della zona in epoca Romana. Esisterebbe solo una descrizione abbastanza frettolosa di Plinio che indica un Flumen Portuosum Frento. Descrizione riportata anche dal Mons. Tria nella sua opera del 1744 ed esattamente nella descrizione dei fiumi e di Civita a Mare.
Anche il Russi testimonia l'esistenza del porto e delle "Fabbriche romane" nei dintorni. Individuando Civita a Mare sorta su un villaggio del II Sec. a.C. prospiciente il porto sulla vecchia foce del Fortore.

Per quanto riguarda la grandezza di questo insediamento, l'ho accennai nella prima parte, che sicuramente si tratta di un porto a servizio della più grande Theanum Apulum