venerdì 14 gennaio 2011

TORRE FORTORE RICOSTRUZIONE STORICA: LE CAVE DI NERO, NERO ANTICO E LAVAGNA, ma dove saranno finite?

Cominciai ad appassionarmi ad un pò di storia del nostro paese quando cominciai a leggere alcuni libri scritti da nostri compaesani. Libri che per quanto completi, sono comunque scarsi di alcune piccole realtà che oggi non esistono più.
La mia attenzione cadde su Torre Fortore e sul suo litorale da non molto tempo, ed esattamente da quando l'anno scorso, lessi grazie a Google libri, il testo "La fisica Appula" di Michele Angelo Manicone, pubblicato nel 1806.
Il testo racconta dei vari minerali, rocce, gessi e altro che servivano all'epoca per costruire fabbricati, strade ecc.. Fu mio stupore scoprire che sotto la voce Gessi a pagina 42, il Manicone parla delle cave di Gesso che esistevano sul litorale di Torre Fortore. Un gesso non normale, ma di un colore cenerino, ottimo per la lavorazione di plastiche( all'epoca manufatti argillosi). La collocazione delle cave di Torre Fortore è ancora da scoprire, anche perchè oggi la morfologia del territorio non sembra deturpata da scavi, ma comunque possiamo dire che le cave dell'epoca non potevano essere profonde come quelle di oggi, quindi materiale sabbioso potrebbe benissimo in 150/200 anni aver ricoperto queste buche.

Spiluccando tra altri documenti e testi sempre provenienti dalla scannerizzazione di Google libri su Torre Fortore, mi sono accorto che veniva estratto non solo gesso, ma anche lastroni di lavagna e pietra nera. La conclusione che a Torre fortore venisse estratta questa roccia ( di sicuro uguale a quella presente a punta pietre nere) scaturisce dal documento ora conservato in originale dalla biblioteca pubblica di New York, dal nome "Annali Civili del Regno di Napoli" che riporta un'altro editto al suo interno che sarebbe "De La Solenne Pubblica Esposizione Di Arti e Manifatture".  In questo testo vengono citati i marmi e materiali presenti in questa fiera se così si può chiamare, dove veniva esposto " il Nero"," Il Nero antico" e "la lavagna" delle cave di Torre Fortore in Tenimento di Lesina.
Un'altro testo (del quale non ricordo il nome), indica che da queste cave di Torre Fortore venne estratta della pietra nera con cui si costruì la facciata della reggia di Capodimonte a Napoli e alcuni pezzi delle scalinate della Reggia di Caserta. ( c'è da capire però in che percentuale sia stata messa in opera la pietra di Lesina, anche perchè all'epoca stessi marmi estratti da parti diverse venivano messi insieme nella stessa struttura)
Possiamo quindi dire che le cave nel tenimento di Lesina e precisamente sul litorale di Torre fortore, siano effettivamente esistite. Lo si evince non solo dagli innumerevoli testi e documenti esistenti, ma anche da testimonianze come le innumerevoli facciate, navate e colonnati di pietra nera esistenti in Italia e tutti riconducibili allo stesso periodo, dal 1700 alla metà del 1800 dove di sicuro era in auge quel colore di pietra.

Ritornado all'orografia del territorio, a vista d'occhio non esiste una depressione tale in zona da far intuire cave dismesse, ma solo macchia mediterranea e sabbia. Però se guardiamo attentamente Torre Fortore ci accorgiamo subito che è davvero pogiata su un crostone di pietra lavica che ricorda moltissiomo la roccia di punta pietre nere. Quindi potrebbe esser possibile che le cave di Torre Fortore siano state sfruttate solo per un breve periodo, sia per la scarsa presenza di lastroni di grandi dimensioni sia per la difficoltà di estrazione dovuta ad una scarsa e poco esperta manovalanza,  in un territorio dove era più redditizio per l'epoca coltivare piante d'ulivo, cereali e viti che cavare pietre dal prezzo non molto alto.

Continua....

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